sabato 31 maggio 2008

Colore


Gloria Grazzini
Terapia del colore
(Enea-SI.RI.E., Milano, 2008)
Prefazione
di Alessandro Scuotto
In questo libro, Gloria Grazzini, mediante un abile lavoro di integrazione, fa confluire la sua precedente e consolidata formazione artistica nella pratica della naturopatia, delineando un originale percorso di osservazione e di attività terapeutica.
A questo proposito mi sovvengono con piacere, tra gli episodi del mio rapporto personale con l’Autrice, anziché i ragionamenti sugli argomenti di medicina non convenzionale, che ci hanno a più riprese appassionati, le considerazioni sulla valenza simbolica del colore espresse di fronte a La Visitazione del Pontormo a Carmignano e le impressioni sulla luminosità e la ricerca cromatica trasmesse da La Flagellazione del Caravaggio a Napoli. Sensibilità artistica e comunicazione terapeutica sono i capisaldi sui quali si fonda l’interesse per il colore.
Il lettore, dopo le necessarie premesse di anatomia e di fisica, è condotto nel vivo della materia attraverso un percorso storico ed esegetico sul colore fino ad arrivare alla trattazione degli impieghi terapeutici tradizionali di esso quali l’arteterapia e la cromoterapia. Nella struttura dell’opera appare centrale il capitolo sul Mandala che pone in collegamento gli aspetti storico-culturali precedentemente trattati con la visione moderna integrata della terapia del colore e, nello stesso tempo, costituisce l’introduzione al lavoro personale dell’Autrice.
Il pregio del volume consiste proprio nel porgere l’esperienza individuale come il filo conduttore di un approccio che risulterà originale ogni volta che ci si cimenti. Il rispetto della variabilità delle parti, che ogni azione terapeutica deve necessariamente prendere in considerazione per poter essere efficace, è particolarmente ben espresso nel capitolo dedicato ai bambini.
Il testo è redatto con chiarezza e semplicità di esposizione, pertanto risulta accessibile ad un pubblico molto vasto. Ciò nondimeno l’accuratezza e la puntualità dello studio condotto fornisce al lettore una serie di preziose indicazioni sulla metodologia senza scivolare nel tecnicismo.
La ricchezza delle citazioni, supportata da una certosina ricerca delle fonti bibliografiche autorevoli, conferisce al lavoro quella dignità scientifica che purtroppo difetta a molte pubblicazioni nel campo delle medicine naturali.
Il mio augurio, a questo punto, all’Autrice e a quanti si apprestano alla lettura del libro è di poterne combinare di tutti i colori!

venerdì 23 maggio 2008

Fusione fredda

“E’ possibile che le allucinazioni di oggi possano diventare fatti scientifici, accettati e provati di domani.” (Agatha Christie, Il mistero del vaso azzurro, in: Testimone d’accusa e altre storie)

Ieri, 22 maggio 2008, è stato realizzato con successo da Yoshiaki Arata il primo esperimento pubblico sulla fusione fredda. La dimostrazione è stata effettuata all'Università di Osaka alla presenza di un pubblico qualificato.

Dall’epoca del primo esperimento, condotto il 23 marzo 1989 dai chimici dell'università americana dello Utah, Martin Fleischmann e Stanley Pons, sono passati quasi venti anni. Nel frattempo diversi ricercatori, in più parti del mondo, sfidando le “regole” imposte dalle istituzioni ufficiali hanno portato avanti caparbiamente gli studi. Tra questi vanno annoverati i fisici italiani Giuliano Preparata ed Emilio Del Giudice che hanno elaborato, con il gruppo di ricerca dell’ENEA di Frascati, il modello teorico della fusione fredda.

Nel 2000, in un periodo ancora di predominante scetticismo sull’argomento, venne pubblicata la prima edizione del saggio di Roberto Germano, Fusione fredda – Moderna storia d’inquisizione e d’alchimia. (Bibliopolis, Napoli, 2003, 2ed).

Il 20 febbraio 2001 a Napoli, l’Associazione Culturale Interdisciplinare ALTANUR organizzò, con il patrocinio dell’Assessorato all’Ambiente del Comune di Napoli, una delle prime conferenze divulgative sull’argomento Nuove prospettive della scienza: La fusione fredda come possibile fonte energetica alternativa non inquinante, relatori: Emilio Del Giudice, Roberto Germano e Antonella De Ninno. Ci piace pensare che la scoperta che da ieri si chiama “Arata phenomena” abbia, per una connessione inattesa, un parziale eponimo italiano dal nome del compianto Giuliano Preparata.

mercoledì 7 maggio 2008

Autostima e corpo

L’aspetto fisico può minare l’autostima
di Alessandro Scuotto

L’aspetto fisico è la percezione orientata che abbiamo del corpo, di quella parte del sé che è sostanza e garantisce il senso di identità individuale e, allo stesso tempo, assicura la capacità di comunicazione. L’elaborazione di questa percezione assegna al corpo il ruolo espressivo della soggettività e una parte non secondaria nell’esperienza progressiva della conoscenza di sé e nella conseguente valutazione delle risorse personali.

La formulazione dell’autostima scaturisce dall’equilibrio dinamico tra queste due esigenze ed è autocentrata (poggia cioè sul rispetto di valori riconosciuti propri) ed eteroriferita, poiché attraverso la comunicazione si stabilisce un confronto con l’esterno. Il confronto con un modello congruo stimola la tensione ad esprimere le potenzialità individuali e favorisce il senso di appartenenza sociale. Se il modello selezionato non è congruo, l’autostima decade.

Il modello risulta incongruo o perché invalidato sul piano etico (non si accorda con i propri valori) o perché è inapplicabile nella pratica (idealizzato). Un modello eticamente non valido può imporsi ugualmente sulla scorta di un investimento affettivo-emozionale che comporta la gratificazione immediata e/o il conforto dell’omologazione. E’ il caso di chi soggiace al ricatto imposto da norme provenienti da autorità nei confronti delle quali si è stabilita una relazione affettiva (genitori, coniuge, educatore, ecc.) o di vasto consenso (mass media). Un modello è invece inapplicabile quando è il risultato di una elaborazione astratta e sfugge alla definizione oggettiva; il soggetto si rifugia allora nell’ideologia o trasferisce la tensione delle sue potenzialità su di un piano esclusivamente teorico fino ad identificare, per esempio, il sé corporeo in un numero che appare sul quadrante della bilancia.

Per una personalità integrata è necessario accogliere la fisicità e le sue eventuali inadeguatezze, quindi occorre innanzitutto svincolare il corpo dalla considerazione di esso come un oggetto da sagomare sulla traccia di istanze mutevoli e aderire alla propria immagine reale, dotata di significato e di senso, legittimata nella sua originalità proprio dai punti di distacco dai modelli e perciò autentica.

Articolo pubblicato nella rubrica “salute” del quotidiano Napolipiù, 29 gennaio 2005.

http://arcolario.blogspot.com/2008/04/autostima-e-aspetto-fisico.html

giovedì 1 maggio 2008

Come ce la raccontiamo


La pubblicità elettorale, la fisica quantistica, la psicosomatica e l’editoria sono stati i differenti “punti di vista” tra i quali si è tessuto un filo di connessioni inattese nell’incontro di Como del 19 aprile. Il tema portante della Comunicazione, con il rischio connesso alla distorsione dell’informazione, è stato sviluppato in maniera multidisciplinare: dagli aspetti sociali con i risvolti in politica (Marossi) a quelli intimi della comunicazione interiore con l’influenza sul benessere individuale (Scuotto), passando per l’attenzione ai nuovi paradigmi in campo scientifico (Ramploud – Del Giudice) e le considerazioni sul piano storico (Milani) sull’uso della lingua comune per la divulgazione del sapere. Il pubblico ha espresso un manifesto interesse partecipando attivamente al dibattito che si è prolungato ben oltre l’orario previsto per la chiusura.