di Alessandro Scuotto
Il confronto con altre popolazioni sembra dar ragione a questa proposta, tuttavia l’accostamento tra le abitudini alimentari dei paesi del mediterraneo e di quelli del mondo anglosassone richiede un’analisi più approfondita. Se, infatti, il cittadino italiano impiega mediamente più tempo per il pranzo rispetto ad un inglese, è pur vero che il tipo di colazione mattutina consumata dai due è completamente differente.
Pur rispettando esigenze e consuetudini individuali, l’importazione parziale e l’estensione su larga scala di abitudini particolari potrebbe avere effetti spiacevoli.
Subordinare l’efficienza produttiva presunta al benessere della persona è un errore che incide negativamente sulla stessa capacità produttiva e sulle condizioni sociali.
Saltare del tutto il pasto determina un calo energetico per il metabolismo che si tradurrebbe in una riduzione della validità del lavoratore; d’altra parte ridurre l’orario disponibile per consumare gli alimenti induce ad un consumo frettoloso degli stessi. Questa condizione è la principale causa di ingestione involontaria di aria con conseguente meteorismo e collegati disturbi addominali, può inoltre facilitare la comparsa di reflusso esofageo.
Si è prospettata l’ipotesi di consumare i pasti durante le occupazioni lavorative. Anche questa non è una buona idea: è dimostrato infatti che occuparsi di altro (ad esempio guardare la tv) mentre si mangia, favorisce l’assunzione inconsapevole degli alimenti, incrementando il rischio di obesità e di malattie metaboliche.

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