da: Medical News Today, 6 dicembre 2008
Traduzione dall'originale inglese di Silvia Scuotto
La felicità può davvero trasmettersi. Una ricerca pubblicata oggi su bmj.com prova che la felicità di una persona dipende dalla felicità di coloro i quali le sono accanto.
La felicità non è soltanto un’esperienza o una scelta individuale, ma dipende dalla felicità delle persone con le quali gli individui entrano in contatto, direttamente e indirettamente, e richiede una stretta vicinanza per diffondersi, dicono gli autori. Per esempio, un amico che diventa felice e vive tenendo duro, accresce la tua probabilità di felicità del 25%.
Il Professor Nicholas Christakis dell’Harvard Medical School e il Professor James Fowler dell’University of California, San Diego, hanno analizzato dati raccolti nel Framingham Heart Study, per scoprire se la felicità possa trasmettersi da persona a persona e se gruppi di felicità si formino all’interno di network sociali.
Nella Framingham Heart Study 5.124 adulti tra i 21 e i 70 anni furono reclutati e seguiti tra il 1971 e il 2003, per esaminare vari aspetti delle loro vite e la loro salute. Ai partecipanti fu chiesto di identificare i loro parenti, gli amici stretti, il luogo di residenza, e il luogo di lavoro, per garantire che potessero essere contattati ogni 2-4 anni per essere seguiti. Gli autori trovarono 53.228 legami sociali tra i 5.124 partecipanti per un totale di 12.067 persone. Si concentrarono su 4.739 persone seguite dal 1983 al 2003.
Ulteriori dati sulla salute mentale, raccolti utilizzando una scala di valutazione della depressione, registrarono accordo o disaccordo con quattro affermazioni “Ero speranzoso sul futuro”, “Ero felice”, “Mi piaceva la vita”, “Sentivo di essere buono quanto le altre persone”. In questo scritto su BMJ, gli autori definirono la felicità come un perfetto punto di partenza per tutte e quattro le affermazioni.
Utilizzando analisi statistiche, i ricercatori misurarono come i network sociali fossero correlati con la riportata felicità. Scoprirono che in una convivenza, quando uno dei due partner diventa felice, aumenta la probabilità dell’altro di essere felice dell’8%, effetti simili furono visti tra fratelli che vivono a stretto contatto (14%) e vicini di casa (34%). I colleghi di lavoro non si trasmettevano felicità, il che suggerisce che il contesto sociale può limitare la trasmissione di stati emotivi.
La cosa interessante sta nel fatto che non sono solo i legami sociali immediati ad avere impatto sui livelli di felicità, ma la relazione tra la felicità delle persone si può estendere a tre gradi di separazione (all’amico dell’amico di un amico). Infatti, le persone che sono circondate da gente felice probabilmente diverranno felici in futuro.
In modo rilevante, riportano che la stretta vicinanza fisica è essenziale perché la felicità si trasmetta. Una persona ha il 42% di possibilità in più di essere felice se un amico che vive a meno di mezzo miglio di distanza diventa felice, l’effetto è solo del 22% per gli amici che vivono a meno di due miglia di distanza, e questo effetto declina e diviene insignificante alle maggiori distanze.
Le scoperte suggeriscono che i gruppi di felicità risultino dalla trasmissione della felicità e non solo da una tendenza delle persone a omologarsi a individui simili.
Gli autori dicono:”I cambiamenti nella felicità individuale possono propagarsi attraverso network sociali e generare una lunga struttura nel network, facendo sorgere gruppi di felicità e infelicità individuali.”
Concludono:”La cosa più importante dal nostro punto di vista è il riconoscimento che queste persone sono incastrate in network sociali e che la salute e il benessere di una persona influisca sulla salute e sul benessere di altri. Questo dato importante fornisce una fondamentale giustificazione concettuale per la caratteristica della salute pubblica. La felicità degli uomini non è semplicemente il territorio di individui isolati.”
In una redazione associata, il Professor Andrew Steptoe, dell’University College di Londra, e la Professoressa Ana Diez Roux, dell’University of Michigan School of Public Health, aggiungono che lo studio è “innovatore”: “Se, (some queste scoperte suggeriscono) la felicità è, appunto, trasmessa tramite connessioni sociali, potrebbe indirettamente contribuire alla trasmissione sociale della salute”, e ha importanti implicazioni per la formazione della politica e delle mediazioni.
Comunque, in un’altra ricerca, Jason Fletcher, della Yale University, e Ethan Cohen-Cole, della Federal Reserve Bank of Boston, avvisano che i metodi usati per scoprire gli effetti dei network sociali negli studi di Christakis e Fowler sono soggetti a “potenziali grandi pregiudizi.. che potrebbero produrre effetti dove non ve ne sono.”
Esaminarono se gli effetti del network possano essere scoperti per tre problemi della salute – mal di testa, problemi di pelle, e altezza. Scoprirono che, ad esempio, i problemi di acne di un amico aumentano la probabilità dei problemi di acne dell’altro, e che anche la probabilità che un individuo abbia dei mal di testa aumenta con la presenza di un amico che ha mal di testa. Ma dopo aver controllato le confusioni ambientali, questi effetti dei network sociali sparirono. Concludono: “Questi metodi possono produrre premature rivendicazioni di effetti del network sociale nei problemi di salute.”
La felicità può davvero trasmettersi. Una ricerca pubblicata oggi su bmj.com prova che la felicità di una persona dipende dalla felicità di coloro i quali le sono accanto.
La felicità non è soltanto un’esperienza o una scelta individuale, ma dipende dalla felicità delle persone con le quali gli individui entrano in contatto, direttamente e indirettamente, e richiede una stretta vicinanza per diffondersi, dicono gli autori. Per esempio, un amico che diventa felice e vive tenendo duro, accresce la tua probabilità di felicità del 25%.
Il Professor Nicholas Christakis dell’Harvard Medical School e il Professor James Fowler dell’University of California, San Diego, hanno analizzato dati raccolti nel Framingham Heart Study, per scoprire se la felicità possa trasmettersi da persona a persona e se gruppi di felicità si formino all’interno di network sociali.
Nella Framingham Heart Study 5.124 adulti tra i 21 e i 70 anni furono reclutati e seguiti tra il 1971 e il 2003, per esaminare vari aspetti delle loro vite e la loro salute. Ai partecipanti fu chiesto di identificare i loro parenti, gli amici stretti, il luogo di residenza, e il luogo di lavoro, per garantire che potessero essere contattati ogni 2-4 anni per essere seguiti. Gli autori trovarono 53.228 legami sociali tra i 5.124 partecipanti per un totale di 12.067 persone. Si concentrarono su 4.739 persone seguite dal 1983 al 2003.
Ulteriori dati sulla salute mentale, raccolti utilizzando una scala di valutazione della depressione, registrarono accordo o disaccordo con quattro affermazioni “Ero speranzoso sul futuro”, “Ero felice”, “Mi piaceva la vita”, “Sentivo di essere buono quanto le altre persone”. In questo scritto su BMJ, gli autori definirono la felicità come un perfetto punto di partenza per tutte e quattro le affermazioni.
Utilizzando analisi statistiche, i ricercatori misurarono come i network sociali fossero correlati con la riportata felicità. Scoprirono che in una convivenza, quando uno dei due partner diventa felice, aumenta la probabilità dell’altro di essere felice dell’8%, effetti simili furono visti tra fratelli che vivono a stretto contatto (14%) e vicini di casa (34%). I colleghi di lavoro non si trasmettevano felicità, il che suggerisce che il contesto sociale può limitare la trasmissione di stati emotivi.
La cosa interessante sta nel fatto che non sono solo i legami sociali immediati ad avere impatto sui livelli di felicità, ma la relazione tra la felicità delle persone si può estendere a tre gradi di separazione (all’amico dell’amico di un amico). Infatti, le persone che sono circondate da gente felice probabilmente diverranno felici in futuro.
In modo rilevante, riportano che la stretta vicinanza fisica è essenziale perché la felicità si trasmetta. Una persona ha il 42% di possibilità in più di essere felice se un amico che vive a meno di mezzo miglio di distanza diventa felice, l’effetto è solo del 22% per gli amici che vivono a meno di due miglia di distanza, e questo effetto declina e diviene insignificante alle maggiori distanze.
Le scoperte suggeriscono che i gruppi di felicità risultino dalla trasmissione della felicità e non solo da una tendenza delle persone a omologarsi a individui simili.
Gli autori dicono:”I cambiamenti nella felicità individuale possono propagarsi attraverso network sociali e generare una lunga struttura nel network, facendo sorgere gruppi di felicità e infelicità individuali.”
Concludono:”La cosa più importante dal nostro punto di vista è il riconoscimento che queste persone sono incastrate in network sociali e che la salute e il benessere di una persona influisca sulla salute e sul benessere di altri. Questo dato importante fornisce una fondamentale giustificazione concettuale per la caratteristica della salute pubblica. La felicità degli uomini non è semplicemente il territorio di individui isolati.”
In una redazione associata, il Professor Andrew Steptoe, dell’University College di Londra, e la Professoressa Ana Diez Roux, dell’University of Michigan School of Public Health, aggiungono che lo studio è “innovatore”: “Se, (some queste scoperte suggeriscono) la felicità è, appunto, trasmessa tramite connessioni sociali, potrebbe indirettamente contribuire alla trasmissione sociale della salute”, e ha importanti implicazioni per la formazione della politica e delle mediazioni.
Comunque, in un’altra ricerca, Jason Fletcher, della Yale University, e Ethan Cohen-Cole, della Federal Reserve Bank of Boston, avvisano che i metodi usati per scoprire gli effetti dei network sociali negli studi di Christakis e Fowler sono soggetti a “potenziali grandi pregiudizi.. che potrebbero produrre effetti dove non ve ne sono.”
Esaminarono se gli effetti del network possano essere scoperti per tre problemi della salute – mal di testa, problemi di pelle, e altezza. Scoprirono che, ad esempio, i problemi di acne di un amico aumentano la probabilità dei problemi di acne dell’altro, e che anche la probabilità che un individuo abbia dei mal di testa aumenta con la presenza di un amico che ha mal di testa. Ma dopo aver controllato le confusioni ambientali, questi effetti dei network sociali sparirono. Concludono: “Questi metodi possono produrre premature rivendicazioni di effetti del network sociale nei problemi di salute.”
Fowler JH, Christakis NA, Dynamyc spread of happiness in a large social network: lomgitudinal analysis over 20 years in the Framingham Heart Study, BMJ 2008; 377: a2338.
Cohen-Cole E, Fletcher J, Detecting implausible social network effects in acne, height, and headaches: longitudinal analysis, BMJ 2008; 377: a2533.
Steptol A, Diez Roux AV, Happiness, social network, and health, BMJ 2008; 377: a2781.
4 commenti:
è interessante che studi così autorevoli possano in qualche modo confermare quello che noi un po' già immaginiamo.. le nostre sensazioni per forza di cose influenzano chi ci sta attorno, e soprattutto chi condivide con noi degli spazi più "intimi". Sarebbe davvero bello un impegno alla felicità, tutti i giorni, innanzitutto per sé stessi, e poi con l'obiettivo del contagio! ;)
Sarebbe interessante conoscere la loro DEFINIZIONE di FELICITA'.
A parte ciò, tutto quello che noi siamo si comunica agli altri immediatamente e influenza tutti quelli che ci circondano. Quanti di noi, infatti, evitano le persone che hanno il muso lungo e raccontano solo guai? Pensateci un po' ...
Credo che la felicità nasca da dentro, dall'intima realizzazione delle proprie aspirazioni. La profonda essenza di ognuno di noi tende naturalmente verso la felicità e ambisce a manifestarsi in ogni momento della vita, l'ascolto di se stessi è fondamentale. Rimettere la responsabilità della propria felicità nella fortuita casualità degli incontri interpersonali è riduttivo. Il contesto in cui si vive è senz'altro importante, ma non basta, è necessario raggiungere un equilibrio interiore per poter discernere cosa far entrare dentro di noi e per non farci necessariamente influenzare passivamente dagli avvenimenti, siano essi piacevoli o spiacevoli.
Sì, lo è certamente e anche le risate.
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